L’idea di istituire un museo civico a Sora dove raccogliere i materiali lapidei, in buona parte epigrafici, rinvenuti nel territorio comunale, nacque alla fine del sec. XIX ma si concretizzò nel 1979, quando la giunta municipale decretò, su impulso del Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”, l’istituzione del Museo civico della media valle del Liri in alcuni locali dell’ex Convento dei Minori Conventuali, un antico e pregevole palazzo situato fra Piazza Mayer Ross, Piazza Umberto I e Via Friuli, costruito nel Trecento sulle fondazioni in opera poligonale di una villa romana (fig. 1), cui si aggiunsero ulteriori livelli e ambienti nel sec. XVIII, restaurato a più riprese alla fine del secolo scorso.
Solo dal 1999, in seguito all’acquisizione dei reperti provenienti dagli scavi nell’area del tempio inglobato dalla chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta e alla raccolta di elementi architettonici ed iscrizioni depositati in vari edifici pubblici e sacri, è stato possibile aprire al pubblico una sala espositiva il 20 aprile 2005, posta nel livello sottostante. Negli anni successivi, grazie ai cospicui finanziamenti erogati dalla Regione Lazio e ai fondi europei DOCUP, è stato possibile realizzare il progetto architettonico e scientifico redatto da Gianfranco Cautilli, Mario Morganti e Alessandra Tanzilli e ampliare il percorso espositivo nelle sale poste ai due livelli superiori con l’intento di illustrare la storia del territorio e, in particolare, di Sora in senso diacronico, cronologico e topografico, non mancando di dedicare un’apposita sezione al “contenitore” e ai reperti architettonici e vascolari rinvenuti durante i lavori di restauro, di conservazione e di adeguamento del palazzo.
Il museo illustra con pannelli didattici e con materiali litici e vascolari la storia di Sora e della valle lirina nella preistoria e nella protostoria, cui si riferiscono i giacimenti del Paleolitico medio di loc. Valle Radice, le ceramiche d’abitato rinvenute in altre località viciniori e le persistenze murarie volsco-sannite, per proseguire l’itinerario con la narrazione della romanizzazione del territorio attraverso i reperti provenienti dagli scavi nel tempio capitolare, oggi chiesa cattedrale di Santa Maria assunta; a pianterreno sono esposti un monumentale salvadanaio per le offerte con il suo rivestimento bronzeo dedicato dai quattuorviri del I sec. a. C. (figg. 2-3), i donari a forma di altare dedicati a Marte e a Flora (fig. 4), le terrecotte di rivestimento del tempio (fig. 5), qui ricostruito con un plastico; altri reperti, in massima parte funerari, come una stele di togato, due statue loricate (fig. 6), epigrafi, una testa marmorea (fig. 7), fregi dorici (fig. 8), un’epigrafe votiva a Ercole e una onoraria testimoniano lo sviluppo e l’importanza di Sora assunti in seguito alle colonizzazioni romane. Sempre a pianterreno, altri spazi espositivi sono dedicati ad alcuni reperti funerari, agli scavi effettuati nell’area di San Lorenzo e alla confluenza del torrente Lacerno nel fiume Liri, dove è stata recentemente individuata una necropoli del I sec. d. C.
Nelle altre sale, poste al livello superiore, si narrano gli altri periodi della storia locale: il medioevo, testimoniato da reperti litici e da capitelli a crochet provenienti dalle chiese sorane, da un pannello sulle mura e sui fortilizi costruiti a più riprese sul colle di San Casto dall’XI al XVI secolo, da un calco di un’epigrafe murata nella chiesa di Santa Restituta e che riproduce il diploma di un privilegio concesso da Carlo II d’Angiò nel 1292, con cui Sora passò dallo stato feudale a quello demaniale acquisendo diritti giuridici e fiscali più favorevoli. In una sala attigua sono esposte le cornici delle finestre del distrutto palazzo Mobili Carrara, su cui corre l’epigrafe di una preghiera vespertina. Nelle altre sale i pannelli didattici illustrano alcuni momenti storici particolarmente significativi: il Seicento, illuminato dall’azione di un grande storico e religioso nato a Sora, il card. Cesare Baronio, e dall’istituzione di grandi opere sacre e caritative; un pannello descrive il ducato dei Boncompagni, grazie ai quali fu favorita la nascita delle prime cartiere; quindi altri spazi sono dedicati al Settecento, caratterizzato dalla ricostruzione di chiese e conventi dopo il terremoto del 1654, tra cui il palazzo che ospita il museo stesso e di cui è esposta anche un’antica porta ben conservata.
Anche i secoli successivi sono narrati attraverso le vicende edilizie, urbanistiche ed industriali che hanno contribuito alla formazione dell’aspetto attuale della città, soprattutto in seguito al sisma del 1915 e alla ricostruzione del 1927.