Attore e regista cinematografico italiano (Sora 1901 - Parigi 1974). Fu uno degli autori di maggiore rilievo della stagione neorealista del cinema italiano. Vinse l'Oscar per il migliore film straniero con Sciuscià (1948), Ladri di biciclette (1950) e Il giardino dei Finzi Contini (1972).
Vita e opere
Dopo una intensa attività come attore, per lo più comico-brillante, in teatro e nel cinema (in particolare in film di Camerini), debuttò nella regia cinematografica con opere che si fecero notare per la piacevolezza del racconto, ma che non si discostavano dagli esiti facili della commedia collaudata: Rose scarlatte (1940), Maddalena zero in condotta (1940), Teresa Venerdì (1941), Un garibaldino al convento (1942). Più significativo è I bambini ci guardano (1944), con il quale iniziò la collaborazione con Cesare Zavattini che proseguì per tutta la sua carriera.
Il film che segnò il distacco da tali precedenti, non più che dignitosi, e una decisa adesione alle nuove istanze del cinema italiano fu Sciuscià (1946): gli aspetti amari e drammatici della società del dopoguerra vengono affrontati con vigore, mentre lo stile denota la tendenza all'essenzialità, recuperando personaggi, paesaggi, città alla loro densità concreta e reale. Gli aspetti di questa poetica si chiarirono ancor più in Ladri di biciclette (1948): l'aspetto di denuncia (il problema è quello della disoccupazione) si accompagna a uno stile ancor più spoglio, la dimensione drammatica è affidata agli aspetti quotidiani dell'esperienza; per queste ragioni il regista preferì, in questo e altri film, l'uso di interpreti non professionisti.
Successivamente (1951) De Sica cambiò tono stilistico, aprendosi all'umorismo amaro di Zavattini: il tono favolistico di Miracolo a Milano non toglie asprezza alla denuncia (solo la fuga è possibile in questa società) e l'opera si mantiene quasi sempre elevata. L'adesione al reale torna a essere la caratteristica determinante di Umberto D. (1952), il film più alto di De Sica: la descrizione della disperata solitudine del protagonista coinvolge i meccanismi sociali che emarginano, e la durezza del rapporto con gli altri arriva alla tragedia.
Dopo Stazione Termini (1953), prova poco riuscita, De Sica ritornò a temi più congeniali con L'oro di Napoli (1954). Il tetto (1956) è un coraggioso ritorno alle istanze neorealiste, ma mostra anche la stanchezza dell'autore che dà corda al sentimentalismo. De Sica continuò intanto la sua attività di attore cinematografico (dal 1946 alla morte i film interpretati sono circa un centinaio), quasi sempre in ruoli comico-brillanti; tra i film di successo basti ricordare la serie di Pane amore e..., tra le interpretazioni di qualità quella ne Il generale della Rovere (1959) di Rossellini.
La regia di La ciociara (1960) tese a conciliare alcuni temi personali con le esigenze spettacolari; stanchezza e ripetitività, pur tra notazioni qua e là indovinate, caratterizzano Il giudizio universale (1961) e Il boom (1963); i film successivi denotano spesso una capacità di sostenere il racconto, ma viene fuori l'inclinazione al bozzetto, al sentimentalismo: Un mondo nuovo (1966), I girasoli (1970), mentre tra gli altri film basta ricordare la rievocazione contenuta in Il giardino dei Finzi Contini (1970).
(fonte Enciclopedia Treccani)