Santo Spirito

La duchessa Costanza Sforza Boncompagni, grazie ad un lascito testamentario di 300 ducati dopo la morte del marito, il duca Giacomo, fece edificare nel centro della città la nuova chiesa di Santo Spirito

Data di pubblicazione:
28 Dicembre 2021
Santo Spirito

L’esistenza di un ospedale appartenente all’Ordine ospedaliero di Santo Spirito in Sassia di Roma è attestato in un documento del 1325; i resti della struttura sono forse riconoscibili negli archi gotici posti a pianterreno del palazzo comunale. Non si sa se però a quell’epoca vi era annessa una chiesa, che verrà citata per la prima volta in un testamento del 1363; in origine doveva trovarsi nell’attuale vicolo di Torrevecchia, in un terreno appartenente allo stesso Ordine ospedaliero.

Più tardi, grazie all’interessamento del cardinale sorano Cesare Baronio, al finanziamento da parte della duchessa Costanza Sforza, vedova del duca di Sora Giacomo Boncompagni, e d’intesa con il vescovo Girolamo Giovannelli, fu iniziata nel 1614 la costruzione - accanto ad un palazzo destinato ad accogliere un Collegio retto dai Gesuiti – di un nuovo e più maestoso edificio sacro su progetto realizzato nel 1611 dai padri Bernardo Smick e Cristoforo Grienberger; nel 1621 la chiesa risulta  costruita, ma la consacrazione definitiva – a causa dei ritardi causati da varianti al progetto iniziale, dai danni provocati dall’inondazione del 1622 e dal terremoto del 1688 e dalla necessità di reperire nuovi finanziamenti, poi elargiti dal duca Antonio Boncompagni – fu rimandata al 9 novembre 1727, come ricorda un’iscrizione murata all’interno dell’edificio sacro.

La chiesa fu collegata al palazzo che ospitava il Collegio, costruito anch’esso con materiale di spoglio di epoca romana rinvenuto non lontano dalla porta di Corte e nell’area della cappella rurale sorta, secondo tradizione, sulla tomba del martire Giuliano, le cui ossa nel 1614 erano state traslate nella nuova chiesa di S. Spirito e poi in Cattedrale. Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù e il suo bando dal Regno di Napoli nel 1767, la chiesa passò al Demanio e poi alla Diocesi, che nel 1811 la affidò in perpetuo all’Arciconfraternita dell’Addolorata, già da tempo operante nella stessa chiesa. Nel 1855 i Gesuiti riebbero la disponibilità della chiesa e del collegio, che mantennero fino al 1860; da quell’anno la sede del collegio fu trasformato in sede del municipio sorano.

Nonostante gli interventi di restauro successivi al terremoto del 1915, ha conservato l’impostazione barocca assunta nel Seicento e nel Settecento: risalgono a quest’epoca il prospetto, la planimetria, le pareti scandite dalle cappelle dedicate a san Donato, san Giuseppe, san Giacomo e al Sacro Cuore, l’altare sovrastato dall’ampio catino absidale, l’unica navata coperta da volta a botte, le colonne tortili, la statua della Mater dolorosa - opera di artista napoletano, arricchita da preziosi abiti ricamati e da una corona d’oro - (fig. 1), varie e pregevoli opere artistiche commissionate dai Gesuiti ed esposte all’interno della chiesa o conservate nella sacrestia, quali ex voto, bracci e busti reliquiari, un Crocefisso (fig. 2), le tele raffiguranti la Pentecoste (fig. 3), la Visione di sant’Ignazio di Loyola (fig. 4), san Francesco Saverio e l’Addolorata (fig. 5), e la tavola del 1677 su cui è dipinta una Madonna addolorata (fig. 6).

Risentono del medesimo stile gli affreschi della volta e nell’abside risalenti agli inizi del sec. XX e restaurati nel 1937 da Bernardo e Rocco Biancale, che raffigurano la Madonna in gloria e santa Restituta, san Domenico, san Giuliano (su sfondo della veduta di Sora) (fig. 7), i santi devoti dell’Addolorata, e i dottori della Chiesa, san Bernardo e san Bonaventura (fig. 8). Gli ultimi interventi risalgono al 1955, quando la chiesa fu restaurata e dotata di una nuova sacrestia e di un edificio monastico, e al 1986, con la decorazione musiva della porta laterale che si affaccia sul corso Volsci e che incastona l’affresco settecentesco dell’Addolorata (fig. 9). A ricordo dell’antica commenda, ancora oggi sul campanile svetta la doppia croce dell’Ordine ospedaliero di S. Spirito.

(A cura della Prof.ssa Alessandra Tanzilli)

 

Ultimo aggiornamento

Mercoledi 05 Aprile 2023